6588 Damiano Belli Articoli
29 ottobre, 2019

La trasformazione smart delle imprese, un processo inevitabile su cui puntare

Il quadro evolutivo del sistema imprenditoriale è già da qualche anno in forte mutamento verso un sistema che riorganizza le strutture e le modalità di lavoro, così come gli ambienti fisici e le logiche di correlazione all’interno degli stessi, il tutto sotto la nuova lente della Trasformazione Digitale. Questo da un lato a causa dell’inevitabilità dell’innovazione tecnologica, che accelera e favorisce i processi imprenditoriali e produttivi, e dall’altro grazie agli incentivi forniti a vario titolo dal governo, che punta ad agevolare tramite finanziamenti o a detassare quelle aziende che riescono ad adeguarsi al meglio alle nuove logiche.

Per le aziende diventa quindi indispensabile “abbracciando una cultura dell’innovazione, prevedendo attività diversificate di ricerca e sviluppo e di formazione, ma anche adottando politiche e strumenti di sicurezza evoluta, in grado di proteggere i sistemi, i dati e le informazioni[1].

Non è un semplice appello all’innovazione, ma un trend confermato anche dalle più recenti indagini di mercato e dagli studi specializzati di settore, come ad esempio quello dell’Istituto di ricerca IDC promosso dalla società informatica SAP. In questo lavoro, infatti, si evince come le aziende che intraprendono questi processi di aggiornamento riscontrano un significativo ROI mediante le leve dei benefici alle vendite, della produttività dei dipendenti, dell’accesso alle informazioni e del rapporto con i clienti. Come ha affermato lo stesso presidente del SMB team di SAP Barry Padgett, “questo studio dimostra che le aziende più piccole si rivelano proattive e strategiche nel modo in cui investono nelle tecnologie digitali”. Dalle reti imprenditoriali dei 13 paesi analizzati, infatti, ne esce fuori un “rapporto diretto tra lo sviluppo di un’azienda e il suo livello di trasformazione digitale”, con un 44% delle PMI che si è dichiarato conforme all’investimento in tecnologia al fine di migliorare i propri processi interni[2].

Più grande è l’impresa, più è favorevole alla digital economy.

Uno dei cambiamenti più visibili correlati a questa Trasformazione Digitale riguarda la gestione del personale, che muta verso una ridefinizione dei luoghi fisici e di orari rigidi a fronte della nuova accessibilità delocalizzata a risorse e informazioni aziendali. Ad esempio, da una ricerca condotta di recente da IDC Analyze The Future emerge che oltre la metà delle aziende prese in esame ha avviato almeno un’iniziativa in ambito smart working, il 26% delle quali intraprese lavorando da remoto e il 22% mediante dispositivi mobili. Tra i settori maggiormente coinvolti si annoverano quello della finanza, il commercio all’ingrosso, l’industria, i trasporti, la comunicazione e le utilities.

Una maggiore conciliazione tra i tempi del lavoro e quelli personali, infatti, da parte dell’azienda garantisce anche una più attenta valutazione sugli obiettivi consentendole di organizzare al meglio efficienza e flessibilità interne.

Se consideriamo anche l’organizzazione del lavoro, è evidente come questa ridefinizione di spazi e tempi sia da una parte dettata dall’innovazione tecnologica e dall’altra uno degli stimoli principali affinché questa continui ad essere perseguita e ricercata.

È ovvio che, in questa continua e completa trasformazione, si ridefinisce anche per le aziende l’organizzazione interna volta a creare le strategie di mercato. Si passa dall’approccio classico che prevedeva un’iniziale analisi delle risorse interne per poi passare all’ambiente esterno, e, infine, valutare il gap tra i due, ad un flusso differente che sia in grado di rendersi più malleabile e adattabile ad un contesto esterno che muta continuamente. Secondo Martin Reeves, Knut Haanæs e Janmejaya Sinha, autori di Your Strategy Needs a Strategy, considerando “un mercato in cui l’imprevedibilità sia alta e abbia un basso livello di malleabilità, [...] la pianificazione a lungo termine non funziona più e gli strateghi devono avere un approccio più adattivo. Un approccio con perfezionamento costante degli obiettivi attraverso cicli di iterazione molto brevi basati sulla sperimentazione”[3].

È ovvio che questo tipo di approccio ridefinisce le priorità aziendali e ne capovolge il punto di vista, ponendo al centro dell’organizzazione del lavoro la ridefinizione dei mercati da parte dei clienti, una tecnica adottata dalle aziende leader nella trasformazione digitale che, in tal misura, sono riuscite ad accelerare l’adozione di una strategia di business digitale in grado di consentire agli stessi mercati una modifica della natura stessa della concorrenza. Si tratta quindi di una visione dall’esterno verso l’interno, completamente basata sul punto di vista del cliente (o stakeholder, allargando un po’ il concetto), che “fornisce opportunità di crescita maggiori rispetto alle tradizionali definizioni del mercato”[4].